
MIMOSA
Tingi di Giallo questo Giorno
E per un attimo fai dimenticare
Il Rosso del Sacrificio
Tingi di Giallo questo Giorno
E per un attimo fai dimenticare
Il Rosso del Sacrificio
Come quando guardando la corda dell’arco si può capire che si spezzerà, quella mattina guardando la sua immagine nello specchio d’acqua, capì che il suo tempo volgeva al termine.
Tornò con calma verso la sua abitazione, coloro che lo videro dissero che camminava lentamente, come se osservasse per la prima volta il mondo.
Entrò nella sua stanza e prese il suo unico Wafuku un po’ sgualcito, che teneva riservato per le occasioni speciali, si preparò senza fretta, assaporando ogni momento, traendo dai semplici gesti della preparazione un’intima bellezza.
Notarono che si avviava verso il Dojo, non aveva dato voce a nessuno, pensarono che volesse restare solo e andarono avanti nelle loro faccende.
Prima di accedere volse lo sguardo, un sorriso nostalgico si affacciò quasi timidamente, una fervente attività tutto attorno, la brezza del mattino, particolarmente intensa sollevava nell’aria petali provenienti dai vicini ciliegi, la luce del sole inondava già l’ambiente… Non indugiò oltre e entrò.
Respirò profondamente l’aria all’interno, il Tokonoma era già stato preparato, dietro la composizione Ikebana c’era una scritta: “Mente e Cuore in un solo Gesto”, si soffermò su quella frase che sentiva in risonanza con il suo spirito.
Nell’Azuchi era presente un Mato, posizionato proprio nel centro, tese il suo Arco… Era pronto per il tiro, avrebbe eseguito un Tai Hai con quattro Frecce.
Con attenzione e consapevolezza si diresse sulla linea Shai e iniziò i movimenti necessari, ogni Freccia con un preciso significato.
Tirò la prima Freccia per ringraziare il Passato… Giovane era giunto in quel luogo, desideroso di apprendere il segreto, un buon albero si cura dalle radici.
Tirò la seconda Freccia per Fissare il Tempo che Corre… Di quell’albero erano cresciuti i rami, le foglie e infine i fiori che ora accompagnavano il suo essere, attimi intensi di eterno presente.
Tirò la terza Freccia per Entrare nel Futuro… Ciò che rimane deve essere di ispirazione per chi arriva dopo, egli dovrà essere un frutto cosciente di quell’albero, e dovrà diventare quell’albero.
Tirò la quarta Freccia per ciò che Era e ciò che Sarà… Ma ora è tempo di Petali Caduti…
Lo trovarono più tardi, era inginocchiato nella posizione Seiza, con l’Arco e le Frecce di fronte a lui, come se avesse appena eseguito il Fukashi Za Rei, rivolto verso il Kamiza, sul viso un’espressione serena…
Quando ritirarono le sue Frecce notarono che, pur essendoci solo petali di ciliegio disseminati intorno, una Freccia, prima di raggiungere il bersaglio, aveva portato con se una piccola, incantevole Foglia d’Acero.
Improvvisamente un Suono Antico
Pervade l’Aria
Di altri Tempi… Di altri Luoghi…
Di per se il momento del primo rilascio della freccia è ovviamente importante, ancor di più se consideriamo che sono già diversi mesi che si attende il momento, chiaro che si è ancora molto lontani dall’eseguire un tiro corretto per le regole del Kyudô, in un primo momento è anche difficile lasciare la freccia, l’utilizzo effettivo del Guanto da Arciere nel Tiro con l’Arco Giapponese ha anch’esso regole particolari che si fisseranno negli anni successivi.
Si comincia a parlare di anni per il fatto che, soprattutto da questo punto in poi, parte un processo di affinamento dei movimenti che si protrarrà nel tempo, è il discorso della ricerca continua, in cui non si può dire, a un certo momento, di essere arrivati, ma solo che qualsiasi scoperta porta a un maggiore affinamento, la ricerca del particolare nell’azione ha lo scopo di creare una persona più attenta e consapevole nella vita di tutti i giorni.
Effettivamente questo è sempre stato il punto di un’Arte Marziale secondo la mentalità orientale, anche se nel passato questa crescita mentale aveva i suoi risvolti più pratici e immediati, un guerriero che si preparava in questo modo era un combattente che durante la battaglia sarebbe stato meno condizionato dall’ambiente, più sicuro delle sue azioni. Da notare che la preparazione del Guerriero, nel Giappone Medioevale, non si limitava comunque all’uso delle armi, ma si formava anche a livello mentale praticando le filosofie come lo Zen, molto interessante sotto questo aspetto è quello praticato nei Templi di Kamakura in Giappone, di cui si parla nel libro “Lo Zen dei Samurai” della “Ubaldini Editore – Roma”, non è raro che questi raffinati combattenti si occupassero anche di poesia.
Dopo l’introduzione delle armi da fuoco, considerate armi meno onorevoli dai Samurai, l’arco è stato gradatamente escluso dai campi di battaglia, anche se in un primo momento non c’era un effettivo vantaggio tattico ad avere arcieri o archibugieri nell’esercito, è fuori dubbio che addestrare soldati all’uso dell’archibugio era più semplice della formazione di arcieri capaci, quindi la pratica dell’arciera in Giappone ha preso vie diverse.
Visto l’attaccamento alle tradizioni tipicamente orientale, si è cercato di non perdere l’esperienza del campo di battaglia, è stata creata quindi una scuola che tramanda ancora oggi il Tiro di Guerra a Kagoshima.
La pratica del Kyudô deriva da questo tiro, di cui ha mantenuto lo spirito, ma sono state modificate alcune caratteristiche per portarlo a essere un tiro, si può dire, di “pace”, togliendone tutte le caratteristiche “da campagna”, privilegiando il gesto che permette di scoccare una freccia utile, con potenza, precisione e attenzione, e questo è tutto quello che si richiede per creare il gesto artistico, a prima vista può sembrare poco, ma effettivamente la difficoltà è sensibile.
Fremito del Tempo
Batte le sue Ali
A volte ripenso a Terre Lontane