Il Generale | Parte prima

Il Generale | Parte prima

Di seguito viene riportata la trascrizione di un documento ritrovato nell’Archivio Storico della Provincia di Oshino, era inserito tra alcuni rapporti di carattere ufficiale, viene qui data una nuova interpretazione ad un episodio rimasto praticamente sconosciuto nella storia. Purtroppo l’usura del tempo ha reso illeggibili alcuni caratteri e frasi, quando possibile vengono inseriti elementi tra parentesi quadrate che sono desunti dal contesto per rendere più comprensibile il discorso, altrimenti verrà indicata l’impossibilità di recuperare la parte rovinata.

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[Parte rovinata e illeggibile]…confidando nel fatto che questi miei scritti non saranno letti da nessuno di questa generazione, lascio tra le carte ufficiali della provincia di Oshino il documento, in cui cercherò di dare una seconda interpretazione ai fatti accaduti.

Sono stato l’incaricato dello Shogunato per le [ indagini ] sugli eventi che hanno portato alla morte del Generale Nishima, detto il Sanguinario, poco prima che scatenasse una guerra di vaste proporzioni, le sue armate erano ormai pronte, in segreto aveva creato i presupposti per una grande campagna militare, e ormai nulla poteva [ impedire ] questa nuova carneficina, se non la sua scomparsa…

La mia stesura ufficiale del rapporto parla di quello strano episodio, accaduto durante la [ manifestazione di tiro con ] l’arco, di cui Il Generale era appassionato; quando era possibile, ma soprattutto poco prima di partire per la battaglia, si concedeva di recarsi in questo luogo di pace, nella radura dietro la curva sulla strada per il bosco, ordinando di organizzare una dimostrazione e imponendo la partecipazione ai migliori arcieri della provincia…[Parte rovinata e illeggibile]…è successo ciò che, per forza di cose, ho dovuto archiviare come incidente.

Un sacco cade…[Parte rovinata e illeggibile]…la Guardia del Corpo sentendo il rumore si volta di scatto, per rispondere ad un’eventuale situazione di pericolo, mettendo il piede in un punto del pavimento che cede sotto il suo peso, facendo cadere l’uomo proprio addosso all’arciere sulla linea di tiro, sbilanciandolo [ nell’esatto momento ] in cui la freccia veniva scoccata, quest’ultima deviando colpisce e uccide il Generale che stava assistendo dal suo Palco d’Onore.

La dinamica di questi fatti non lasciava dubbi, dovevano essere accaduti con casualità, non c’era modo di poter pensare a qualcuno in grado di prevedere una cosa del genere, l’Inchiesta si è conclusa relativamente presto…[Parte rovinata e illeggibile]…alle volte l’imperscrutabile disegno degli Dei si sviluppa in avvenimenti che, ad un occhio umano, appaiono incredibili… Eppure…

La prima cosa che ho notato, subito sembrata particolare, è proprio la freccia che ha colpito Nishima; non era [ come le altre ], più finemente lavorata, punta molto curata, mi ha fatto pensare alle frecce utilizzate sul campo di battaglia, dedicate ai Condottieri delle Truppe, per fare capire che c’è stata la vera e propria intenzione di colpire quel determinato personaggio.

Comunque questo è rimasto un pensiero personale e non è stato inserito nel rapporto, sarebbe sembrata una semplice fantasia; dopo qualche tempo non ricordavo nemmeno, fino a quando mi è capitato di leggere un [ componimento poetico ] scritto in commemorazione dell’evento in questione.

L’autore di questo scritto è un uomo particolare, fine esteta e poeta, la sua mansione principale, all’epoca dei fatti, era quella di biografo…[Parte rovinata e illeggibile]… [ seguiva ] il Generale ovunque egli andasse, anche quest’ultimo era grande appassionato di arte, e gradiva la presenza di persone con cui discutere quando poteva avere un attimo di calma.

Prima di ricordare queste frasi devo [ fare una precisazione ], la quale non è completamente contenuta nel rapporto ufficiale, visto che anche questa non sembrava importante: il sacco caduto, il cui rumore ha fatto scattare in piedi il Samurai della scorta, faceva da contrappeso per tenere in posizione un vecchio Shakuhachi, a cui era legato, su un supporto che si poteva orientare seguendo il vento e, quando l’angolazione diventava giusta, veniva prodotto un suono che ne sottolineava le folate; assieme allo stormire delle fronde degli alberi creava un effetto sonoro particolarmente gradevole, ma che restava di sottofondo senza disturbare.

Quel giorno c’era vento, in quel periodo c’è quasi sempre, e [ il suono ] si spandeva nell’aria… un suono antico…[Parte rovinata e illeggibile]…ritornando al poema, verso la fine si leggono i seguenti versi: “…il suono dello Shakuhachi si incupiva… presagio degli eventi”, e più avanti “poi il silenzio… e dopo lo schianto e la freccia fatale…”; solo un osservatore sensibile si sarebbe accorto di un particolare che appare così marginale, in seguito sono andato a parlare informalmente con questa persona, mi ha confermato di avere scritto proprio ciò che aveva notato, e ha aggiunto un altro [ particolare ] sicuramente sfuggito agi altri: la penultima freccia sembrava fosse stata scoccata con un attimo di anticipo, non era ancora completamente compiuta, cosa che aveva lievemente infastidito…[Parte rovinata e illeggibile]

[continua…]

Figlia della neve – Parte 2

Figlia della neve – Parte 2

[leggi la prima parte qui]

Nei giorni successivi lasciò che le cose si svolgessero nel solito modo, per non insospettirla, essendo più attento alle cose continuò a notare queste lievi modifiche alle posizioni di alcuni oggetti; poi un giorno si decise a un’osservazione più serrata, con circospezione… non dovette attendere molto.

Quando giunse, alla sera, l’ora in cui tutti rientravano alle loro abitazioni, lei restò, come faceva di solito, a finire alcune cose prima di andare… quando nessuno era più in vista si diresse verso il Dojo e vi entrò, poco dopo ne uscì con un arco e alcune frecce, nascosta dalle prime ombre della notte si diresse fuori dalla zona…

Entrò in un casolare abbandonato poco lontano, accese una piccola lanterna, la fioca luce illuminava a malapena una zona con all’interno un Makiwara; il Maestro aveva preso posto presso una finestrella, vide che cercava di eseguire quello che era stato insegnato durante la lezione della giornata appena trascorsa; egli non poté fare a meno di notare che, pur non potendo avere un insegnamento diretto, eseguiva il tiro con una certa correttezza stilistica, segno che da veramente lungo tempo stava seguendo la situazione.

Nei giorni successivi continuò a osservarla, per i tiri a lunga distanza usava un metodo semplice, dietro al casolare vi era uno spazio semicoperto, forse un ex magazzino, in cui appoggiava il bersaglio illuminato dalla fiammella di un lampada a olio, mentre la piccola lanterna era posta nella zona in cui si trovava la linea di tiro… si esercitava per circa due ore, quello che poteva rubare al sonno, per presentarsi al mattino alle sue mansioni, infine riportava sempre indietro il materiale dopo averlo accuratamente ripulito e controllato… questo spiegava molte cose.

Mai aveva visto una tale dedizione, dopo qualche tempo era sicuro che doveva coinvolgere maggiormente questa ragazza, darle un insegnamento più diretto, e nello stesso tempo dare una lezione ai suoi allievi.

Aveva preso accordi per fare in modo che lei portasse il thè durante la lezione del pomeriggio, sarebbe arrivata durante una spiegazione di fronte al gruppo… quando fu il momento, mentre ancora parlava fece servire il thè… solerte nei suoi compiti passava da un allievo all’altro, che la guardava quasi distrattamente senza avere nessuna considerazione… “Oggi si parla della contemporaneità durante lo svolgersi del tiro, ma questa volta vedremo qualcosa di nuovo, c’è tra voi qualcuno che ho osservato eseguire finalmente un tiro degno di nota, per il livello a cui è giunto”… Gli allievi si guardarono l’un l’altro soddisfatti, tutta questa considerazione del Maestro per uno di loro, chi sarebbe stato il prescelto, larghi sorrisi apparvero sulle loro facce… a quel punto disse “Ragazza, posa la teiera e esegui un tiro con questo arco”, e gli porse il suo arco personale con una delle sue frecce… Per un attimo sul viso della ragazza apparve un’espressione sorpresa, ma poi sostenne lo sguardo di tutti, che avevano cominciato a mormorare il proprio disappunto.

“Silenzio e osservate” … lei posò tutto e tranquillamente, ma decisamente si preparò, e il Maestro non poté fare a meno di notare la calma con cui aggiustava i suoi vestiti perché non disturbassero il tiro che doveva compiere, non aveva agito d’impulso e in fretta, egli attese con sguardo ammirato che tutto fosse a posto.

Si avvicinò al Maestro e prese l’arco e la freccia che gli venivano porti, tra un mormorio sommesso si avvicinò alla linea di tiro, i movimenti erano ancora acerbi, ma era evidente la cura che poneva al rispetto della regola, unendo armonicamente i movimenti, il suo tiro andò all’interno del bersaglio… non proprio nel centro, c’era ancora da lavorarci su.

“Io ho visto ciò che voi non potere apprezzare, e in lei c’è una determinazione che non ho visto in nessuno di voi, da oggi entrerà a pieno diritto a fare parte della scuola, e se a qualcuno non sta bene, è caldamente esortato a cercare la propria via in un altro posto” … se ne andarono con sguardo sdegnato, ma nessuno osò aprire bocca.

EPILOGO: La ragazza ha percorso a lungo con me la Via dell’Arco e ora è pronta per prendere il mio posto, senza peraltro rinunciare alla sua vita, cresciuta avendo occhio anche per bellezza e raffinatezza, ora sua figlia è un’allieva attenta, altre persone di larghe vedute sono arrivate per imparare, e molto ha meritato.

Mi piace ricordare ancora la volta che andammo alla Corte Imperiale, chiamati come altre scuole per dimostrare il nostro tiro di fronte all’Imperatore, quando per caso uscì fuori la storia di come lei fosse arrivata nel nostra comunità, questa si intersecò con un’altra storia di una nobildonna che dovette andarsene per sfuggire a una congiura di palazzo, portandosi dietro sua figlia, quando l’Imperatore in persona seppe che lei si chiamava Yukiko, mi fece raccontare con dovizia di particolari questi fatti, nonché a descrivere la madre e gli avvenimenti che seguirono; non vi erano dubbi, tutto coincideva, sapemmo che i colpevoli erano stati puniti, ma della donna e sua figlia nessuna traccia, a quel punto le venne chiesto se volesse rientrare al posto che le spettava….

Gentilmente, ma risolutamente lei disse che il suo desiderio era di restare con noi, chiese solo l’indispensabile per mettere a posto un po’ di cose, si voltò e mai una volta ebbi l’impressione che abbia rimpianto quella decisione… la Nobiltà… o sì… la Nobiltà non è per diritto di nascita, ma è qualcosa di più intimo, più personale, a volte portata da una tempesta di neve.

Figlia della neve – Parte 1

Figlia della neve – Parte 1

ANTEFATTO (Flashback): …Tempesta di neve … Fa freddo oggi, giornata grigia di inizio inverno … “Maestro, c’è qualcosa che si muove ai margini della foresta” – “Potrebbe essere qualche animale selvatico in cerca di cibo, andate a controllare” … “E’ una donna con una bambina, sembra che non stia molto bene, ma non fa avvicinare nessuno, tiene uno stiletto in mano e dà l’idea di essere abile ad usarlo” – “Andiamo a dare un’occhiata” … “Si vede che arrivi da lontano” – “Sono molto stanca”, senza chiedere oltre le offre ospitalità, lei si guarda intorno, quest’uomo che ha l’aria di essere il capo di questa gente non ha tentato di attaccarla, alla fine decide di fidarsi.

“Non posso permettermi oltre di restare, chiedo rispettosamente se è possibile lasciare qui la bambina” – “In questi due giorni ti sei rifiutata di farmi sapere il tuo e il suo nome” – “Il mio nome è meglio che non si sappia, basti sapere che loro sono sulle mie tracce, la bambina si chiama Yukiko, non posso portarla con me, fate in modo che abbia un buon posto ove vivere” … Partì e, in seguito, non se ne seppe più nulla … “Voi pochi collaboratori che eravate qui siete tenuti al silenzio, affiderò la bambina a una famiglia nelle vicinanze, è brava gente e saprà accudirla”.

Qualche giorno dopo … Soldati dello Shogun … “Avete visto una donna e una ragazzina aggirarsi da queste parti” – “E’ da tempo ormai che qui non giunge nessuno, arriva l’inverno ed è troppo freddo per viaggiare” – “Perquisite tutto” … “Nessuna traccia della Nobile…” – “Zitto, figlio d’un cane…” un gesto imperioso troncò la frase a metà, “Sta bene, proseguiamo nella nostra ricerca”.

La ragazza cresce, desiderosa di aiutare la famiglia, le darò delle mansioni da svolgere qui al Dojo, così potrà lavorare.

“Strano, ieri mi sembrava di avere appoggiato questo arco in un altro posto” – “Voi! avete spostato qualcosa? No?” – “Può darsi che abbia dimenticato … eppure sembra che ogni tanto ci siano delle variazioni, cose di poco conto, si capisce che qualcuno cerca di coprire la cosa” ….

“…No, non va bene, manca la giusta determinazione”, così meditava il Maestro aggirandosi nel Dojo, da un po’ aveva notato che non c’era veramente qualcuno tra i suoi allievi, sia giovani che più esperti, in grado di giungere a un livello superiore… La presenza discreta di quella ragazza che si impegna per mettere a posto le cose lo distende, ripensa ogni volta a quando è arrivata, ormai è grande, ma si vede che è accorta e concentrata nelle sue faccende.

Un altro incontro, gente che sta’ attenta, ma solo di riflesso, non segue veramente… “Ascoltate, oggi definiremo ancora la tecnica che porta a eseguire l’equilibrio corretto, sul quale si regge una tecnica mentale e pratica”… poche parole, è l’esempio soprattutto che dovrebbe guidare a una visione corretta, ma nessuno riesce a cogliere il gesto… però voltandosi verso il fondo del Dojo… una specie di riflesso… un punto in cui c’è un ripostiglio con accesso esterno… una piccola fessura tra le assi delle pareti, c’è stato un movimento, veramente impercettibile, tanto che se l’occhio non avesse incrociato quel punto, nessuno si sarebbe accorto di nulla.

Sulle prime non diede conto al fatto, continuando la lezione con i soliti ritmi, ma fatalmente l’occhio ritorna a osservare ciò che la mente vuole investigare… ancora un lieve movimento, una variazione di luce… per non turbare lo svolgersi della lezione non fece alcun accenno, decise che in seguito sarebbe andato a controllare.

“C’era qualcuno che osservava la pratica del gruppo…”, questa fu la conclusione a cui giunse dopo essere andato nel ripostiglio; da ciò che vide, anche se il posto era tenuto con cura, si poteva capire che vicino al punto in cui si vedeva l’interno, qualcuno… e non da poco tempo… si soffermava; nessuno lo aveva visto andare in quel luogo, quindi si ritirò facendo attenzione, avrebbe indagato su questo fatto.

Nei giorni successivi notò che l’osservatore continuava a esserci, arrivava nelle prime ore pomeridiane e restava per diverso tempo; una volta fatte le debite considerazioni decise che era giunto il momento di conoscere chi fosse quindi, poco prima dell’ora in cui solitamente questa persona era solita lasciare il posto di osservazione, disse a uno dei suoi allievi: “Oggi dovrebbe venire un carpentiere dal villaggio per alcuni lavori, vai e attendilo qui vicino”, era una scusa per far restare qualcuno in una posizione che impedisse l’uscita a chi era nel ripostiglio, questi andò mentre il Maestro congedava il resto del gruppo. Uscirono tutti dopo il saluto, per ultimo uscì anche lui e disse all’allievo che ancora attendeva di andare pure, fece finta di allontanarsi, mettendosi poi in un punto da cui si poteva osservare l’angolo nascosto in cui vi era la porta del ripostiglio.

Dopo qualche minuto, quando sembrava che tutto fosse tranquillo, si aprì la porta… con grande sorpresa vide chi ne usciva… era Yukiko… muovendosi con molta attenzione, si allontanò pensando di non essere stata vista… la rivide poi verso sera, per punizione di essere arrivata in ritardo era stata messa a lavorare alla cucina.

[continua…]

Ninja

Ninja

Tutto è pronto, il mio amico che oggi deve assolvere il gravoso compito di Kaishakunin si è già preparato, ma chi meglio di lui poteva accompagnarmi nel mio ultimo viaggio in questa vita terrena… egli ancora non capisce il motivo della mia decisione, per la verità nessuno capisce.

Era una missione facile… Mi dissero di un vecchio Maestro che vive in un Dojo lontano da posti molto frequentati, nessuna protezione, e io, un Maestro degli Assassini, non avevo mai fallito… Quanta meschinità in tali persone, ma di questo un Ninja non si deve curare, o almeno non dovrebbe.

Quando una persona che conosce un segreto e lo mette a disposizione del mondo, senza imposizioni, senza ricerca di vanagloria, genera grande risonanza, e anche l’invidia di coloro che pensano di essere superiori per fare in maniera mediocre qualcosa che altri non conoscono, che si macerano in questa palude mentale, e alla fine, non riuscendo a competere, maturano un desiderio di distruggere, come quando si calpesta un fiore per il solo gusto di farlo.

Ma ovviamente il cuore è pavido, non si vogliono sporcare le mani, ed è a questo punto che si rivolgono a noi, che abbiamo la fama di assassini senza scrupoli, veloci, precisi, invisibili, ma questa volta ho voluto vedere, una cosa che non si dovrebbe mai fare, anche se a me è sempre piaciuta una preparazione meticolosa… non dovevo oltrepassare il limite…

Ci sono andato, non subito ad assolvere il mio dovere, ma per sincerarmi del luogo, travestito da viandante, oltre quella curva… la radura, tra gli alberi… cosa aspettavo di trovare? Potevo semplicemente dare un’occhiata al luogo e andarmene, la gente operosa e affaccendata non avrebbe notato la mia presenza, e invece, dapprima spinto da un’insana curiosità, ho voluto osservare la tecnica che tanto faceva scatenare gelosie.

Entrai nel Dojo, quando il Maestro si apprestava a compiere qualche tiro, so come nascondermi alla vista, ma da subito ho avuto l’impressione che sapesse di non essere solo, l’esperienza del luogo lo aveva permeato totalmente, tanto da capire la minima variazione, comunque procedette con i preparativi, e poi scoccò la sua freccia… Mi sono lungamente addestrato per ottenere una presenza mentale consapevole, e ritengo di poter vedere qualcuno che ha raggiunto un alto livello, qui si trattava di un altro piano della tecnica unita allo spirito, dire che fui molto colpito non rende veramente l’idea… Per confermare questa mia impressione lo guardai mentre eseguiva altri tiri, e il mio rispetto per questa persona aumentava ad ogni freccia.

Ho aspettato il momento giusto e sono uscito, subito dopo uscì anche il Maestro, che mi vide mentre davo un’ultima occhiata furtiva, si rivolse a me con queste parole: “Hai l’aspetto di un viandante, ma i tuoi occhi ti tradiscono, c’è scritto che non hai timore; le tue mani ti tradiscono, mani da uomo d’armi; i tuoi movimenti sono misurati, vedo che non sei quello che appari”.

A queste parole, coloro che assistevano alla scena cominciarono a innervosirsi, lo guardai con profondo senso di rispetto, era il momento di sparire, avevo saggiato abbastanza il terreno.

Il giorno successivo mi preparai, ma nella mia mente vedevo ancora quel gesto, limpido, senza esitazione, preciso, e il tormento non mi abbandonava, soprattutto ripensando alla meschinità di coloro che avevano ordito di spezzare tutto questo.

Ma era giunto il momento, mi dovevo muovere, le prime ombre della notte tingevano il cielo di un blu acceso, lo avrei sorpreso alla luce delle torce… il Dojo è illuminato, strano… Nessuno in vista… Odo il rumore di una freccia nel bersaglio… Mi avvicino… è lui… ma come… proprio ora si sta esercitando, il silenzio è rotto solo dallo scoccare delle sue frecce… bene! quale miglior modo per uscire di scena che durante l’espressione della propria arte, guardo qualche tiro e la mia angoscia si accresce, cosa che un Ninja ha solo da disprezzare, quindi riprendo la mia risolutezza… Mi avvicino alle sue spalle brandendo la spada… i miei passi non si odono… Improvvisamente, come in una scena irreale, disse senza voltarsi: “Fai ciò che devi…” mentre si apprestava a compiere un nuovo tiro… La freccia si conficco nel centro del bersaglio… O almeno è ciò che immaginai, visto che ero già fuori, nascosto nel rifugio della notte… E già sapevo cosa voleva dire tutto questo.

Nessun ripensamento, è stato ciò che doveva essere; nessun altro cercherà di sostituirmi in questa missione, gli uomini sono molto superstiziosi, avranno paura di vedere quello che ho visto io, che deve essere molto terribile o sublime, a cui preferire la soluzione più estrema.

Niente altro da aggiungere, solo i versi che sigilleranno il gesto, come si conviene a chi sta per conoscere il grande mistero:

Si può spegnere una luce
Così che un fuoco non smetta di ardere
In questo io mi rispecchio

Il mio animo è sereno… ORA!!!

Un Demone

Un Demone

(N.d.a.: leggere questo racconto cercando di trasformare in sensazione le descrizioni più corte, passando da uno stato di sprezzante superiorità all’inizio, ad uno di relativo rispetto alla fine).

Sono nell’ombra, vivo tra le paure, mi insinuo nei luoghi della mente, esisto e non esisto, la mia essenza è evanescente… sfuggente… nei luoghi rappresento il male, ma in fondo è la mia natura, un Demone.

Non ho alcuna coscienza, da quando esisto? Qual’è il vero scopo? Sono qui, questo mi basta, mi aggiro furtivo nelle vostre esistenze, voi piccoli esseri… nemmeno mi potete vedere, ma quando meno ve lo aspettate… agisco… veloce prendo quello che è mia prerogativa togliervi… un pensiero… un’azione… balzo nelle vostre vite e faccio il pazzo… voi… voi…! piccoli…

E quando mi sembra arresto il mio vagare, ci sono luoghi…
Oh, si! In questo siete bravi! Create angoli di bellezza, e io vi odio! Di quando in quando mi piace soffermarmi in queste vostre casupole, mi piace… dominare!… in ciò che credete sia luogo di pace… e io proprio qui entro in scena: la mia risata beffarda vi accompagna… non la sentite? Ma si!… Ma si!! E maledicete questo mio accanirmi, ma è così…! Poco potete contro qualcosa che comprendete a malapena.

Ecco…

Una radura. Una piccola Pagoda e gente che si affanna… quanta fatica nella loro piccola vita! Sono vicino.
Che stanno facendo? Chi è quel piccolo uomo che è così tenuto in considerazione…? Mi aggiro e sento una presenza… avverto un essere di luce, di fronte alla Pagoda, resto lontano e irridente per la mia strada…
Cos’è questo posto? Sembrerebbe uno di quei luoghi della pratica che ha a che fare con una certa spiritualità. Usano arco e frecce, la chiamano via per la consapevolezza… a volte mi incuriosisce, questa spinta a elevarsi di questi… umani…! Mi soffermo e così, per esercitare il mio diritto, il mio talento, la mia arte nel tormentare i loro sforzi… quá e lá, non ho ancora alcun preciso modo, potrei anche stabilirmi qui…

…Quanta poca importanza ha il tempo per chi è eterno. Si sono accorti, sanno che sono qui, anche se non possono esserne certi, ma si rivolgono sempre più frequentemente al piccolo uomo che ormai ho capito essere il loro Maestro… Aleggio invisibile con la mia imponenza verso di lui… Mi guarda… No! Impossibile! Non può vedere… eppure sono quasi convinto che in qualche modo… No!

Giorno speciale oggi. Un folto gruppetto di gente attende, potrebbe essere una delle loro cerimonie, per sconfinare in ciò che non afferrano nella sua pienezza. Non molto tempo dopo compare il piccolo uomo. Deve aver indossato il miglior kimono che aveva, ha un arco in mano, ma nessuna freccia…! Uno sguardo sicuro, passo deciso, movimenti precisi…! Coloro che assistono guardano con un rispetto… reverenziale!

Ora è al centro del Dojo, ruota il suo sguardo… Capisco. È qui per me! Ciò è strano, ma mi diverte: con due balzi sono di fronte a lui, ergermi in tutta la mia potenza per sfidarlo, ancor più perché non può veder… No! Ancora quello sguardo, come se sapesse… alza l’arco di fronte e comincia a camminare… un arco senza frecce contro di me! Lo schernisco, lo sbeffeggio, lo disprezzo, e lui si ferma con gli occhi che fissano nel vuoto. Tende lievemente la corda dell’arco… produce una vibrazione…

Un suono e… Demoni e dei!… Qualcosa mi colpisce, sono a terra… divincolarsi! Non capisco… rialzarsi in fretta! Che succede? Una forza appartenente al mio mondo! Come può essere?… Osservo… Si è alzato il… vento?… Impossibile, non ho mai avvertito gli elementi terreni… non in questo modo!

Che accade attorno? L’uomo sta’ tornando al centro del campo, e… ne lui ne altri avvertono questo vento! Riesco a resistere… lui si sta’ dirigendo lentamente all’altro lato del campo… ma ora sono pronto, non mi sorprenderà più! Voglio essergli di fronte, muovo qualche passo… il vento… ora arriva da un’altra direzione… analizzare! Mi sposto in varie direzioni e presto appare chiaro che… il vento… ha origine al centro della struttura! È come un vortice e spinge verso l’esterno! Niente di simile prima…! Ma l’uomo è quasi arrivato all’altro limite… veloce sono di nuovo davanti a lui… la corda vibra e… punto gli artigli a terra… questa forza nuovamente mi attacca… non mi soverchia per poco… la spinta del vento è aumentata… mi sembra di essere in una tempesta… non controllo bene i miei movimenti… è impossibile! Come ha potuto? Che forza è questa? Contrastare! L’uomo… dov’è? Non vedo bene… si dirige al terzo lato… non posso raggiungerlo… riesco appena a tenermi in piedi… l’arco!… Demoni e dei! L’arco risuona una terza volta!… Colpo durissimo… Non riesco a resistere oltre! Scagliato fuori… in aperta campagna…

Pace…! Mi rialzo… lontano da là… balzo in avanti… devo! Devo tornare!

Quale potenza… mi respinge ancora… non posso più! Scacciato, sconfitto!

Me ne vado da questo luogo! Nel mio eterno vagare mai più sottovaluterò… ma cos’è questo nuovo rispetto! Voi… piccoli! Ma con questa capacità di elevare il vostro essere… mai più! Mai più…!

(Nello Shintoismo, ancora oggi, si utilizzano in alcune cerimonie archi particolari per la purificazione dei luoghi importanti, il motivo è che si crede possano trattenere una certa forza spirituale. Anticamente era opinione comune che anche lo spirito del samurai possessore dell’arco continuasse a dimorarvi all’interno, da qui il fatto che questa forza dell’arco potesse contrastare le malattie, nonché combattere i demoni, facendola scaturire con la vibrazione della corda, come scagliare una freccia invisibile.)

Ringrazio Olivieri Pietro Paolo per i preziosi consigli sulla forma

Fonte del Tempo

Fonte del Tempo

Come quando guardando la corda dell’arco si può capire che si spezzerà, quella mattina guardando la sua immagine nello specchio d’acqua, capì che il suo tempo volgeva al termine.

Tornò con calma verso la sua abitazione, coloro che lo videro dissero che camminava lentamente, come se osservasse per la prima volta il mondo.

Entrò nella sua stanza e prese il suo unico Wafuku un po’ sgualcito, che teneva riservato per le occasioni speciali, si preparò senza fretta, assaporando ogni momento, traendo dai semplici gesti della preparazione un’intima bellezza.

Notarono che si avviava verso il Dojo, non aveva dato voce a nessuno, pensarono che volesse restare solo e andarono avanti nelle loro faccende.

Prima di accedere volse lo sguardo, un sorriso nostalgico si affacciò quasi timidamente, una fervente attività tutto attorno, la brezza del mattino, particolarmente intensa sollevava nell’aria petali provenienti dai vicini ciliegi, la luce del sole inondava già l’ambiente… Non indugiò oltre e entrò.

Respirò profondamente l’aria all’interno, il Tokonoma era già stato preparato, dietro la composizione Ikebana c’era una scritta: “Mente e Cuore in un solo Gesto”, si soffermò su quella frase che sentiva in risonanza con il suo spirito.

Nell’Azuchi era presente un Mato, posizionato proprio nel centro, tese il suo Arco… Era pronto per il tiro, avrebbe eseguito un Tai Hai con quattro Frecce.

Con attenzione e consapevolezza si diresse sulla linea Shai e iniziò i movimenti necessari, ogni Freccia con un preciso significato.

Tirò la prima Freccia per ringraziare il Passato… Giovane era giunto in quel luogo, desideroso di apprendere il segreto, un buon albero si cura dalle radici.

Tirò la seconda Freccia per Fissare il Tempo che Corre… Di quell’albero erano cresciuti i rami, le foglie e infine i fiori che ora accompagnavano il suo essere, attimi intensi di eterno presente.

Tirò la terza Freccia per Entrare nel Futuro… Ciò che rimane deve essere di ispirazione per chi arriva dopo, egli dovrà essere un frutto cosciente di quell’albero, e dovrà diventare quell’albero.

Tirò la quarta Freccia per ciò che Era e ciò che Sarà… Ma ora è tempo di Petali Caduti…

Lo trovarono più tardi, era inginocchiato nella posizione Seiza, con l’Arco e le Frecce di fronte a lui, come se avesse appena eseguito il Fukashi Za Rei, rivolto verso il Kamiza, sul viso un’espressione serena…

Quando ritirarono le sue Frecce notarono che, pur essendoci solo petali di ciliegio disseminati intorno, una Freccia, prima di raggiungere il bersaglio, aveva portato con se una piccola, incantevole Foglia d’Acero.

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