[Leggi QUI la parte prima]

Questi nuovi dettagli mi fecero iniziare un percorso in cui ho riconsiderato i fatti di quel giorno, scomponendo e analizzando separatamente i tre momenti principali della vicenda, introducendo anche gli elementi che possono sembrare ininfluenti o poco pertinenti.

Il primo elemento, lo Shakuhachi si rompe e provoca la caduta [ del sacco ], un evento che a prima vista può sembrare una fatalità, poteva accadere in qualsiasi momento, il flauto era vecchio e il sacco pesante, sarebbe mai possibile riuscire a prevedere questo? Ammettiamo per un momento l’esistenza di un artigiano capace, il quale possa fare in modo, eseguendo un particolare lavoro, di indebolire il flauto Shakuhachi, così che si potesse spezzare dopo essere stato sollecitato per un certo tempo da un peso di un certo tipo, probabilmente si potrebbe prevedere con una buona approssimazione il momento in cui questo si può verificare, ovviamente si sarebbe reso necessario allestire il tutto non molto tempo prima della manifestazione.

Normalmente, nella giornata precedente a quella prefissata, il Generale inviava un reparto scelto di Guardie personali a fare un controllo della zona, ma certamente notare il flauto e il suo supporto sarebbe stato ritenuto completamente inutile, quindi si poteva eseguire la sostituzione poco prima del loro arrivo, avendo un lasso di tempo, direi abbastanza controllabile, di circa un giorno e mezzo.

Ma come sarebbe possibile capire che [ il Flauto si stava ] spezzando…[Parte rovinata e illeggibile]…i versi del poeta dicono che il suono si “incupiva”… questo potrebbe indicare la progressiva piegatura dello Shakuhachi, quindi il momento in cui il suono si interrompe avrebbe potuto essere la vicinanza al momento in cui si sarebbe definitivamente spezzato.

Comunque anche questo non basterebbe, ma consideriamo ora il secondo fatto, [ la Guardia ] che si è sbilanciata quando il pavimento ha ceduto sotto il suo peso proprio nel punto dove ha appoggiato il piede. Ci potrebbe essere una spiegazione anche per questa situazione, e qui interviene un particolare che necessita di essere approfondito.

Il Samurai in questione altri non era che il Capo delle Guardie del Corpo del Generale, uomo di grande esperienza guerriera controllava sempre personalmente il sito prima del suo arrivo con il seguito, era già stato quindi al Dojo altre volte; dopo l’ispezione si fermava sempre fino al giorno seguente, disponendo le Guardie per il mantenimento della sicurezza. Appena aveva svolto queste mansioni, lo si [ poteva vedere ] mentre compiva i suoi esercizi giornalieri; movimenti essenziali, misurati, precisi… si, precisi… questo ovviamente significa che, dopo lungo tempo, aveva acquisito una grandissima padronanza …[Parte rovinata e illeggibile]…come accade sempre nei più grandi esperti di arti marziali, facesse i movimenti con le stesse modalità perché gli permettevano di spostarsi in fretta e efficacemente per contrastare le minacce, ma questo vuole dire che eseguiva sempre lo stesso, identico movimento anche per voltarsi di scatto, mettendo quindi il piede di appoggio sempre, più o meno, nello stesso punto rispetto al corpo.

Quando si svolgeva la manifestazione le Guardie venivano disposte in punti strategici, per poter intervenire con rapidità, ormai il Capo delle Guardie conosceva molto bene il posto e sapeva dove posizionare [ gli uomini ], e soprattutto se stesso…[Parte rovinata e illeggibile]…la sua posizione era sempre la medesima, lievemente dietro il punto in cui gli arcieri scoccavano la freccia, non tanto vicino per infastidirli, non tanto lontano per non potere intervenire efficacemente, con maniacale cura ogni volta era preciso nel suo esatto punto, pronto a scattare se vedeva qualche comportamento anomalo.

Potrebbe essere che, ad un buon osservatore, non fosse sfuggito il movimento compiuto durante i suoi allenamenti, facendo poi in modo di individuare la zona in cui, con grande probabilità, potesse appoggiare il peso nel movimento necessario a voltarsi, allentando o comunque deteriorando in qualche modo [ le assi del ] pavimento in quel punto per provocare lo sbilanciamento dell’uomo.

Ora consideriamo il terzo fattore, ossia l’arciere sulla linea di tiro; chi ha letto il rapporto da me stilato ufficialmente, saprà già si trattasse del Maestro del Dojo; il momento in cui dimostrava il suo tiro era particolarmente atteso dal Generale, che ammirava quel gesto, fatto di tecnica e di spirito, in accordo con le leggi della natura, massima rappresentazione dello stato dell’arte.

Un uomo di pace, aveva dedicato gran parte della sua vita alla disciplina dell’arco, anche qui era visibile la precisione nei gesti tipica, come per il Samurai a capo della scorta, di un esperto di Arti Marziali; da notare che, da arciere completo, aveva anche una certa abilità come artigiano…[Parte rovinata e illeggibile]…costruttore tra l’alto di archi, frecce, guanti… ma torniamo agli avvenimenti… un altro fatto che, di per se, non può costituire un elemento sostanziale, è avvenuto non molto tempo prima del culmine della vicenda: il Maestro ha anticipato la sua dimostrazione.

La cosa è stata notata da alcuni ospiti; si è pensato ad un atto di rispetto per il Generale, il quale più di una volta aveva sottolineato il suo apprezzamento, nulla è sembrato quindi turbare lo svolgimento [ della giornata ], un solo altro particolare è stato aggiunto dal Capo delle Guardie in persona, il quale purtroppo non può essere ulteriormente interrogato, essendo diventato un Ronin dopo la vicenda, non se ne è saputo più nulla…[Parte rovinata e illeggibile]… [ a quanto disse ] sembra che il Maestro non abbia preso [ quell’ultima ] freccia particolare dal gruppo delle altre.

[continua…]