Tutto è pronto, il mio amico che oggi deve assolvere il gravoso compito di Kaishakunin si è già preparato, ma chi meglio di lui poteva accompagnarmi nel mio ultimo viaggio in questa vita terrena… egli ancora non capisce il motivo della mia decisione, per la verità nessuno capisce.

Era una missione facile… Mi dissero di un vecchio Maestro che vive in un Dojo lontano da posti molto frequentati, nessuna protezione, e io, un Maestro degli Assassini, non avevo mai fallito… Quanta meschinità in tali persone, ma di questo un Ninja non si deve curare, o almeno non dovrebbe.

Quando una persona che conosce un segreto e lo mette a disposizione del mondo, senza imposizioni, senza ricerca di vanagloria, genera grande risonanza, e anche l’invidia di coloro che pensano di essere superiori per fare in maniera mediocre qualcosa che altri non conoscono, che si macerano in questa palude mentale, e alla fine, non riuscendo a competere, maturano un desiderio di distruggere, come quando si calpesta un fiore per il solo gusto di farlo.

Ma ovviamente il cuore è pavido, non si vogliono sporcare le mani, ed è a questo punto che si rivolgono a noi, che abbiamo la fama di assassini senza scrupoli, veloci, precisi, invisibili, ma questa volta ho voluto vedere, una cosa che non si dovrebbe mai fare, anche se a me è sempre piaciuta una preparazione meticolosa… non dovevo oltrepassare il limite…

Ci sono andato, non subito ad assolvere il mio dovere, ma per sincerarmi del luogo, travestito da viandante, oltre quella curva… la radura, tra gli alberi… cosa aspettavo di trovare? Potevo semplicemente dare un’occhiata al luogo e andarmene, la gente operosa e affaccendata non avrebbe notato la mia presenza, e invece, dapprima spinto da un’insana curiosità, ho voluto osservare la tecnica che tanto faceva scatenare gelosie.

Entrai nel Dojo, quando il Maestro si apprestava a compiere qualche tiro, so come nascondermi alla vista, ma da subito ho avuto l’impressione che sapesse di non essere solo, l’esperienza del luogo lo aveva permeato totalmente, tanto da capire la minima variazione, comunque procedette con i preparativi, e poi scoccò la sua freccia… Mi sono lungamente addestrato per ottenere una presenza mentale consapevole, e ritengo di poter vedere qualcuno che ha raggiunto un alto livello, qui si trattava di un altro piano della tecnica unita allo spirito, dire che fui molto colpito non rende veramente l’idea… Per confermare questa mia impressione lo guardai mentre eseguiva altri tiri, e il mio rispetto per questa persona aumentava ad ogni freccia.

Ho aspettato il momento giusto e sono uscito, subito dopo uscì anche il Maestro, che mi vide mentre davo un’ultima occhiata furtiva, si rivolse a me con queste parole: “Hai l’aspetto di un viandante, ma i tuoi occhi ti tradiscono, c’è scritto che non hai timore; le tue mani ti tradiscono, mani da uomo d’armi; i tuoi movimenti sono misurati, vedo che non sei quello che appari”.

A queste parole, coloro che assistevano alla scena cominciarono a innervosirsi, lo guardai con profondo senso di rispetto, era il momento di sparire, avevo saggiato abbastanza il terreno.

Il giorno successivo mi preparai, ma nella mia mente vedevo ancora quel gesto, limpido, senza esitazione, preciso, e il tormento non mi abbandonava, soprattutto ripensando alla meschinità di coloro che avevano ordito di spezzare tutto questo.

Ma era giunto il momento, mi dovevo muovere, le prime ombre della notte tingevano il cielo di un blu acceso, lo avrei sorpreso alla luce delle torce… il Dojo è illuminato, strano… Nessuno in vista… Odo il rumore di una freccia nel bersaglio… Mi avvicino… è lui… ma come… proprio ora si sta esercitando, il silenzio è rotto solo dallo scoccare delle sue frecce… bene! quale miglior modo per uscire di scena che durante l’espressione della propria arte, guardo qualche tiro e la mia angoscia si accresce, cosa che un Ninja ha solo da disprezzare, quindi riprendo la mia risolutezza… Mi avvicino alle sue spalle brandendo la spada… i miei passi non si odono… Improvvisamente, come in una scena irreale, disse senza voltarsi: “Fai ciò che devi…” mentre si apprestava a compiere un nuovo tiro… La freccia si conficco nel centro del bersaglio… O almeno è ciò che immaginai, visto che ero già fuori, nascosto nel rifugio della notte… E già sapevo cosa voleva dire tutto questo.

Nessun ripensamento, è stato ciò che doveva essere; nessun altro cercherà di sostituirmi in questa missione, gli uomini sono molto superstiziosi, avranno paura di vedere quello che ho visto io, che deve essere molto terribile o sublime, a cui preferire la soluzione più estrema.

Niente altro da aggiungere, solo i versi che sigilleranno il gesto, come si conviene a chi sta per conoscere il grande mistero:

Si può spegnere una luce
Così che un fuoco non smetta di ardere
In questo io mi rispecchio

Il mio animo è sereno… ORA!!!